Qualche notizia
A temperatura ambiente, l’alcol, incluso quello presente nelle bevande alcoliche, si presenta come un liquido limpido, incolore e volatile. Generalmente, viene prodotto attraverso la distillazione di soluzioni zuccherine che hanno subito fermentazione anaerobica, sia in ambito artigianale che nei processi industriali.
Nel sito dell’ECHA si legge che: “Secondo la classificazione e l’etichettatura armonizzate (CLP00) approvate dall’Unione Europea, questa sostanza è un liquido e un vapore altamente infiammabile”.
Quando parliamo di alcol, ci riferiamo all’alcol etilico o etanolo, la cui formula chimica è C2H5OH (vedi immagine 1) e il numero CAS è 64-17-5. Questo alcol ha la capacità di dissolvere diverse tipologie di sostanze. Si combina sia con quelle idrofile, che hanno affinità con l’acqua, sia con quelle lipofile, che sono affini alle sostanze grasse.
È noto che la fermentazione alcolica genera anche sottoprodotti come metanolo, propanolo, butanolo, ecc., che però non saranno trattati in questo articolo.
Nei paesi dell’Unione Europea, per gli usi alimentari, compresi quelli relativi alle bevande alcoliche, si utilizza esclusivamente alcol di origine agricola, noto come alcol di fermentazione. Le caratteristiche di questo tipo di alcol sono stabilite dalla normativa vigente, come specificato nell’articolo 5 del Reg. 2019/787.
L’alcol con gli stessi requisiti e livello di purezza può essere prodotto anche attraverso processi industriali. In tali situazioni, l’etanolo viene generalmente utilizzato come solvente, disinfettante, combustibile e in altre applicazioni.
L’alcol tecnico, prodotto a livello industriale, viene denaturato aggiungendo specifiche sostanze come acetone, benzina e piridina. Questo processo lo rende volutamente tossico, impedendone l’uso per scopi alimentari.
A differenza dell’etanolo ottenuto per fermentazione, l’alcol denaturato non è soggetto ad alcuna imposta.
Fermentazione
La fermentazione di materie prime zuccherine produce alcol.
Gli zuccheri si trovano comunemente in cereali, frutta, uva da vino, ecc. Il processo fermentativo avviene grazie ai microrganismi, come lieviti e batteri, che convertono gli zuccheri in etanolo e anidride carbonica (vedi immagine 2).
In primo luogo avviene la scissione dei disaccaridi in zuccheri semplici, consentendo al microrganismo di attuare la glicolisi formando prima piruvato, quindi per azione di un altro enzima si forma l’acetaldeide e l’anidride carbonica.
Successivamente, un altro enzima trasforma l’acetaldeide in etanolo.
La reazione
La reazione chimica riguardante la fermentazione è stata scritta, in forma sintetica, da J.L. Gay Lussac nel 1800 circa:
C6H12O6 -> 2C2H5-OH + 2CO2
Attraverso la fermentazione alcolica si producono birra, vino e altri prodotti simili.
L’azione dei microrganismi che causano la fermentazione si interrompe quando il contenuto alcolico arriva tra il 14% e il 18%. Per ottenere etanolo a concentrazioni superiori, è necessario utilizzare processi di distillazione.
Alcol e le bevande alcoliche: unità alcolica
In ogni Regione o Provincia autonoma italiana, per tradizione e cultura, si consumano bevande alcoliche, ossia quelle contenenti etanolo.
Il titolo alcolometrico, che indica il tenore di alcol, varia a seconda del tipo di bevanda alcolica. Questo valore rappresenta i millilitri di alcol presenti in 100 millilitri di bevanda alla temperatura di 20°C. Sull’etichetta, che fornisce informazioni utili al consumatore sulle caratteristiche della bevanda, è indicata la quantità di alcol espressa in “% vol.”.
Ad esempio, consumare un volume di 100 ml di vino con 13 % vol. di alcol equivale ad ingerire:
100 x 13/100 = 13 ml di alcol
che corrispondono a 10.3 g di alcol con 0.79 g/ml la densità dell’etanolo.
Pertanto bere un calice di 100 ml di vino significa ingerire circa 10 g di alcol.
La quantità di alcol contenuta in una bevanda alcolica (drink) è definita “unità alcolica (UA)” e varia da paese a paese a causa delle diverse abitudini alimentari.
Nel sito internet del Ministero della Salute troviamo che “l’unità alcolica è pari a 12 grammi di alcol puro, che corrispondono alla quantità di alcol contenuta in:
- un bicchiere (125 ml) di vino di media gradazione (12°);
- una lattina (330 ml) di birra di media gradazione (4,5°);
- un bicchierino (40 ml) di superalcolico a 40°“.
Alcol: è un nutriente?
Sempre nel sito internet del Ministero della Salute di legge: “L’alcol, al contrario di quanto si ritiene comunemente, non è nutriente (come lo sono, ad esempio, le proteine, i carboidrati o i grassi alimentari) e il suo abuso è tossico per l’organismo e le sue funzioni“.
Il CREA, nel documento citato al punto [3] della bibliografia, evidenzia che l’etanolo, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non è un nutriente, anche se rappresenta una significativa fonte di energia (7 calorie per grammo). Un bicchiere di vino da 125 ml con il 12% di alcol contiene circa 85 calorie.
Pertanto, le calorie provenienti dalle bevande alcoliche sono definite “calorie vuote” poiché non forniscono nutrienti essenziali.
Immediata la considerazione che ne consegue: per perdere peso, è importante ridurre o eliminare il consumo di alcol, poiché le calorie alcoliche si aggiungono a quelle degli altri alimenti nella dieta.
Tipologie di bevande alcoliche
Il mercato offre svariate bevande alcoliche con un differente tenore di etanolo. Tra queste ricordiamo quelle:
fermentate
Il vino e la birra, ma non solo, rientrano in questa categoria:
- il vino: solitamente contiene tra il 9% e il 15% di alcol, prodotto dalla fermentazione dell’uva da vino o del mosto. Un’uva più zuccherina al momento della vendemmia comporta un mosto con più zucchero e, di conseguenza, un vino potenzialmente più alcolico. I vini liquorosi, con una gradazione alcolica compresa tra il 16% e il 21%, vengono realizzati aggiungendo liquore al vino, come nel caso del Marsala.
- la birra: solitamente presenta un contenuto alcolico inferiore rispetto al vino, variando tra il 3% e il 9%. Si produce attraverso la fermentazione di mosto composto da malto d’orzo o altri cereali come grano, mais e avena. Il colore della birra dipende dal livello di tostatura, mentre l’aroma è conferito dal luppolo.
distillati
Sono bevande con un elevato contenuto alcolico (35 – 50%) ottenute attraverso la distillazione. Tra questi prodotti si trovano le grappe, i brandy, i rum, i cognac e altri ancora.
liquori
I liquori o bevande liquorose vengono creati da alcol puro, successivamente aromatizzati, dolcificati e talvolta colorati. Il loro contenuto alcolico varia tra il 21% e il 50%. In questa categoria rientrano amari, digestivi e altri.
alcolpops o ready to drink
Gli alcolpops sono bevande zuccherate lanciate sul mercato circa dieci anni fa. Queste bibite gassate, dal sapore di limonata o altri aromi, vengono servite fredde e contengono rhum, vodka o altri liquori. Presentano un basso contenuto alcolico (circa 4%) e sono pensate per attirare un pubblico più giovane.
Alcol e le bevande alcoliche: alcuni numeri
Rapporto Istisan 21/7
Consultando i dati riportati sul Rapporto Istisan 21/7 (bibliografia: punto [14]) si riscontra che “l’analisi del trend del consumo medio (lt di alcol) pro-capite mostra che in Italia (simbolo cerchio nell’immagine 4) il valore è passato da 19,72 nel 1970 a 7,81 nel 2018 e la diminuzione – AAPC (Annual Average Percentage Change) è stata maggiore rispetto a quella registrata a livello medio europeo (simbolo triangolo nell’immagine 4). In Italia così come in Europa, nel corso degli anni la maggior parte dei litri di alcol puro sono da sempre consumati bevendo vino, seguito da birra e in ultimo da liquori“.
E ancora: “L’analisi dei dati degli ultimi 10 anni mostra una diminuzione, per entrambi i generi, della prevalenza dei consumatori di vino tra il 2009 e il 2014 ma l’andamento appare diversificato per genere negli anni successivi; per gli uomini il dato di prevalenza ha subito delle oscillazioni tra il 2014 e il 2019 mentre per le donne si conferma un trend in crescita dell’indicatore” (vedi immagine 5).
Altri riferimenti
Sul sito: I Numeri del Vino, menzionato al punto [11] della bibliografia, è stata tratta la tabella 1 che mostra i consumi di bevande alcoliche suddivisi per classi di consumo.
Sul sito web del CDC – Centers for disease control and prevention, citato al punto [13] della bibliografia, Nel sito internet del CDC – Centers for disease control and prevention, di cui al punto [13] della bibliografia, si discute del consumo di alcol tra i giovani e dei suoi effetti sulla salute.
Si legge: “Gli studi hanno dimostrato che l’uso di alcol da parte di adolescenti e giovani adulti aumenta il rischio di lesioni sia mortali che non. La ricerca ha anche dimostrato che le persone che fanno uso di alcol prima dei 15 anni hanno sei volte più probabilità di diventare dipendenti dall’alcol rispetto agli adulti che iniziano a bere all’età di 21 anni. Altre conseguenze dell’uso di alcol tra i giovani includono un aumento dei comportamenti sessuali a rischio, scarso rendimento scolastico, e aumento del rischio di suicidio e omicidio“.
Alcol e le bevande alcoliche: gli effetti
L’articolo: “Alcol, non ci sono più le soglie di una volta“, sito web di Epicentro – ISS, si legge:
"Non esistono soglie di consumo di alcol, neppure molto basse, considerate sicure per la salute: questo, in estrema sintesi, il messaggio della recente metanalisi di The Lancet – realizzata per il Global Burden of Disease Study".
Lo studio faceva riferimento genericamente all’alcol etilico contenuto nelle bevande alcoliche. La conclusione è stata:
"a dosi basse e al netto dei possibili effetti protettivi, prevalgono comunque i rischi per la salute".
E ancora:
"...solo l’astensione totale dall’alcol azzera i rischi per la salute".
Sul sito internet della Società italiana di alcologia (SIA), leggendo il documento di cui al punto [8] della bibliografia si apprende: “l’alcol risulta … fonte di danno diretto alle cellule di molti organi tra cui i più vulnerabili sono il fegato e il sistema nervoso centrale“.
Nel documento del Ministero della Salute “I danni dell’alcol“, (bibliografia: punto [12]), si riporta:
" L’alcol è una sostanza tossica, potenzialmente cancerogena e con la capacità di indurre dipendenza".
È noto che l’alcol, una volta raggiunto il cervello, provoca euforia e ha un effetto sedativo. Sebbene non sempre sia percepibile, altera i meccanismi delle normali funzioni eseguite istintivamente. Nei conducenti di veicoli, induce comportamenti avventati, aumentando la fiducia nelle proprie capacità. Con l’aumento del livello di alcol nel sangue, gli effetti possono includere il rallentamento dei riflessi, difficoltà di coordinazione, ridotta percezione degli stimoli sonori e luminosi, capacità di reazione limitata e ridotta valutazione delle distanze, ecc.
Binge drinking
Nel nostro Paese, il consumo di vino durante i pasti principali è tradizionalmente considerato parte integrante dell’alimentazione e della vita sociale. Negli ultimi anni, tuttavia, le abitudini sono cambiate. Si consumano bevande alcoliche, come la birra e altre, anche lontano dai pasti, oppure si assumono quantità significative di alcol in breve tempo, fenomeno noto come binge drinking.
Il binge drinking si riferisce al consumo di oltre 6 UA in un’unica occasione. Questa pratica, originaria dei paesi nordici, si è diffusa ampiamente anche in Italia (vedi bibliografia [11]) ed è particolarmente comune tra i giovani.
Il binge drinking rappresenta un grave rischio per la salute fisica e mentale.
Nel grafico di cui all’immagine 7 mostra che la prevalenza (%) di consumatori binge drinking per i maschi è in calo, mentre per le femmine non si registrano variazioni significative.
Sul sito internet di Epicentro – ISS, nel documento “Indicatori Passi: consumo di bevande alcoliche”, si legge che
"L’Oms elenca il consumo fuori pasto tra i fattori, che determinano un aumento della mortalità..."
Studi ed indicazioni
Nel documento del CREA di cui al punto [3] della bibliografia si trova:
"Secondo le principali Agenzie internazionali di Salute Pubblica, l'alcol è una sostanza tossica e cancerogena, tanto che IARC classifica le bevande alcoliche nel gruppo 1 (sicuramente cancerogene per l'uomo). Il suo consumo prolungato e cronico è associato quindi ad un aumentato rischio di cancro ed è molto difficile stabilire una quantità assolutamente priva da rischi per la salute".
Nel documento della Società Italiana di Alcologia (SIA) “Alcol: sai cosa bevi? – Più sai, meno rischi!” (Bibliografia: punto [8]) si legge:
"L’alcol viene assorbito per il 20% dallo stomaco e per il restante 80% dalla prima parte dell’intestino. Se lo stomaco è vuoto, l’assorbimento è più rapido. L’alcol assorbito passa nel sangue e dal sangue al fegato, che ha il compito di distruggerlo. Finché il fegato non ne ha completato la “digestione”, l’alcol continua a circolare diffondendosi nei vari organi. ... Circa il 90-98% dell’alcol ingerito viene rimosso dal fegato. Il restante 2- 10% viene eliminato attraverso l’urina, le feci, il respiro, il latte materno, le lacrime, il sudore, la traspirazione. La velocità con cui il fegato rimuove l’alcol dal sangue varia da individuo a individuo ed è circa 1/2 bicchiere tipo di bevanda alcolica all’ora, quindi 1 bicchiere richiede due-tre ore per essere smaltito".
IARC un nuovo studio
Un nuovo studio (vedi p.ti [9] e [10] della bibliografia) condotto da scienziati dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) mostra che:
" circa 741 000 nuovi casi di cancro nel 2020 sono stati associati al consumo di alcol a livello globale. Gli uomini rappresentavano circa i tre quarti dei casi totali di cancro attribuibili all'alcol. I ricercatori hanno quantificato la proporzione di nuovi casi di cancro associati a vari livelli di consumo di alcol, i modelli rischiosi e di consumo eccessivo - l'equivalente di più di due bevande alcoliche al giorno (20 grammi o più di alcol al giorno) - hanno rappresentato il maggior onere di tumori attribuibili all'alcol. Tuttavia, il consumo da leggero a moderato (fino a due bevande alcoliche al giorno) ha rappresentato il 14% dei casi totali attribuibili all'alcol e ha rappresentato oltre 100.000 nuovi casi di cancro in tutto il mondo".
Alcol e bevande alcoliche: alcuni consigli
Bere in compagnia è uno dei piaceri della vita. A fronte di quanto raccolto nei documenti bibliografici precedentemente citati, risulta spontaneo chiedersi: è possibile consumare le bevande alcoliche conservando una buona salute? Esistono delle quantità che si possono bere in sicurezza ?
Già sappiamo che l’alcol fornisce 7 calorie/g, non è un nutriente e, quindi, il suo consumo non è utile all’organismo o alle sue funzioni.
Sul sito internet del Ministero della Salute, nel documento “Alcol“, (bibliografia: punto [7]) si legge:
Non esiste un consumo di alcol sicuro e raccomandabile. Un consumo considerato a basso rischio può essere indicato entro il limite massimo di: - 2 unità alcoliche: al giorno per l’uomo di età compresa tra i 18 e i 65 anni - 1 sola unità alcolica: per le donne e per le persone con più di 65 anni da consumarsi durante i pasti.
Inoltre, sempre nel documento della SIA (Bibliografia: punto [8]) si legge:”
In base alle conoscenze attuali non è possibile identificare delle quantità di consumo alcolico raccomandabili o “sicure” per la salute. Ai fini della tutela della salute è più adeguato parlare di quantità “a basso rischio”, evidenziando che il rischio esiste a qualunque livello di consumo ed aumenta progressivamente con l’incremento delle quantità di bevande alcoliche consumate. È da considerare a basso rischio una quantità di alcol giornaliera da assumersi durante i pasti principali (non fuori pasto) che non deve superare i 20-40 grammi per gli uomini e i 10-20 grammi per le donne. Queste quantità devono essere ulteriormente ridotte negli anziani e nei giovani.
Meglio vino bianco, rosso o birra ? (aggiornamento del 02.05.22)
Uno studio condotto dall’Università dello Iowa (vedi articolo di cui al p.to [17] della bibliografia) ha esaminato come diversi tipi di bevande alcoliche influenzano la composizione corporea. Lo studio ha valutato la correlazione tra il consumo di bevande alcoliche (birra/sidro, liquori, vino rosso e vino bianco/champagne) e la composizione corporea (massa adiposa viscerale, massa adiposa, massa muscolare magra e densità minerale ossea) in un campione di adulti britannici tra i 40 e gli 80 anni, di cui il 59% uomini. È emersa un’associazione tra il tipo di alcol consumato e il tessuto adiposo. In particolare, un consumo elevato di birra è associato a un aumento della massa viscerale, specialmente tra coloro che preferiscono birre con un alto contenuto alcolico e, di conseguenza, un maggiore apporto calorico.
Per contro lo studio ha evidenziato che chi beve vino:
- rosso: ha avuto una associazione inversa con la massa grassa. Questo effetto sembra legato al resveratrolo, un polifenolo più abbondante nel vino rosso rispetto al bianco;
- bianco: non ha evidenziato alcuna correlazione con l’adiposità. Tuttavia, il vino bianco contiene polifenoli specifici che potrebbero essere collegati a un aumento della densità minerale ossea, un aspetto che richiede ulteriori studi.
Il lavoro che sarà sviluppato nel futuro dovrebbe confermare, o meno, quanto indicato in maniera estremamente sintetica.
Considerazioni
Raccogliendo le informazioni desunte dai riferimenti bibliografici riportati si giunge ad una conclusione, la stessa dell’Organizzazione mondiale della Sanità (vedi Bibliografia: punto [8]):
Alcol ? Meno è meglio!
Sempre nel documento del SIA (Bibliografia: punto [8]) “sia l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che il National Institute of Health (NIH) degli Stati Uniti ribadiscono che nessun individuo può essere sollecitato al consumo anche moderato di bevande alcoliche, considerando il rischio che l’uso di alcol comporta per l’organismo.
Inoltre gli individui che non bevono non possono e non devono essere sollecitati a modificare il proprio atteggiamento“.
Quantità
Se un consumatore vuole avere contezza di quanto ha bevuto in un certo periodo (es.: una settimana, un mese, ecc.) il suggerimento fornito dal SIA (Bibliografia: punto [8]) è quello di: “contare il numero di bicchieri di alcolici che giornalmente o abitualmente si bevono“.
E da questo conteggio si possono desumere le seguenti considerazioni:
Sempre nel citato documento del SIA: “Anche se il consumo fosse inferiore a tali valori si possono comunque correre dei rischi, pertanto se proprio si sceglie di bere…allora bisogna ricordarsi che:
"meno è meglio" e "Conta i bicchieri, perché loro contano".
Nel documento del CDC (Bibliografia: punto [13]) si trovano informazioni circa il significato del bere pesantemente. Il consumo eccessivo di alcol è in genere definito:
- “Per gli uomini: 15 drink o più a settimana.
- Per le donne: 8 drink o più a settimana”.
Altre indicazioni le troviamo nel libro: “La grande via. Alimentazione, movimento, meditazione per una lunga vita felice, sana e creativa” autori Franco Berrino e Luigi Fontana, Oscar Mondadori Libri, il paragrafo: “limitiamo il consumo di alcolici” termina con la frase:
“… evitare di bere alcol tutti i giorni!“.
Una dichiarazione decisa e imperativa da mettere in pratica, che si affianca alle altre menzionate in questo breve articolo, ma che consente un margine per un consumo “consapevole”, sempre guidato dalla moderazione, per gustare le numerose delizie offerte dal nostro splendido Paese.
Il falso mito (aggiornamento del 22.03.22)
Dalle news dell’AIRC ho avuto la possibilità di leggere l’articolo: “Il falso mito dell’alcol come toccasana per il cuore” – autori Agenzia Zoe pubblicato sul sito web https://www.airc.it/news/ [16].
Riporta il risultato di uno studio, condotto nel periodo 2006-2010. Per la parte riguardante l’alcol ed il rischio cardiovascolare, i ricercatori hanno esaminato circa 350.000 partecipanti. Di questi avevano:
- consumato alcol in quantità e frequenza diversificata: 333.000 persone;
- non hanno mai consumato bevande alcoliche, nemmeno saltuariamente: 22.000 persone.
Quindi è stato valutato quanti soggetti, dei gruppi 1 e 2, erano stati interessati da eventi cardiovascolari.
E’ emerso, si legge nell’articolo [16]:
“Rispetto ai bevitori, confermiamo che chi non ha mai fatto uso di bevande alcoliche sembra avere un rischio cardiovascolare più alto”
Gli autori dell’articolo sostengono che il confronto tra i gruppi, menzionato nei punti 1 e 2, potrebbe sottovalutare l’impatto dell’alcol, attribuendogli persino un effetto protettivo per la salute.
Un altro aspetto dello studio esaminava il tipo di alcol consumato: vino, birra o superalcolici. Sembrava che i consumatori di vino, rispetto a coloro che bevevano birra o superalcolici, avessero meno probabilità di essere ricoverati per problemi cardiovascolari, anche con un consumo moderato.
Tuttavia, gli autori sottolineano [16] che il rischio di sviluppare problemi cardiovascolari non diminuisce realmente.
L’articolo [16] termina riportando che:
"l'alcol non ha nessun effetto protettivo sulla salute"
In attesa di ulteriori chiarimenti e studi autorevoli sull’argomento, è di fondamentale importanza evitare di consumare bevande alcoliche.Tuttavia, se si sceglie di bere, è cruciale farlo in modo consapevole, moderato e limitato nel tempo.
Note
La fonte delle immagini contraddistinte con i numeri 4, 5, 6 e 7 tratte dal documento Rapporto Istisan 21/7, sono rispettivamente:
- immagine 4: Elaborazioni ONA-ISS e WHO CC Research on Alcohol su dati pubblicati nel European Health for All database (HFA-DB) della WHO-Europa
- immagini 5, 6, 7: Elaborazioni ONA-ISS e WHO CC Research on Alcohol su dati dell’Indagine ISTAT Multiscopo sulle famiglie
Norme
- Regolamento (UE) 2019/787 del 17 aprile 2019 relativo alla definizione, alla designazione, alla presentazione e all’etichettatura delle bevande spiritose, all’uso delle denominazioni di bevande spiritose nella presentazione e nell’etichettatura di altri prodotti alimentari, nonché alla protezione delle indicazioni geografiche delle bevande spiritose e all’uso dell’alcole etilico e di distillati di origine agricola nelle bevande alcoliche, e che abroga il regolamento (CE) n. 110/2008
- Regolamento (UE) n. 1151/2012 del 21 novembre 2012, sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari…
- Regolamento (UE) n. 1169/2011 del 25 ottobre 2011, …
- Regolamento (CE) n. 110/2008 del 15 gennaio 2008, …
- Regolamento di esecuzione (UE) n. 716/2013, del 25 luglio 2013, …
Per saperne di più
Consultare i seguenti siti internet:
- Ministero della Salute, https://www.salute.gov.it
- ISS – Istituto Superiore di Sanità, https://www.iss.it
- Epicentro – ISS, L’epidemiologia per la sanità pubblica, https://www.epicentro.iss.it
- CREA, https://www.crea.gov.it
- IARC – International Agency for research on cancer, https://iarc.who.int
- AIRC – Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro ETS, https://www.airc.it/news/
- CDC – Centers for disease control and prevention, https://www.cdc.gov/
- Alcolismo.info, https://alcolismo.info/
- SIA – Società italiana di alcolismo, http://www.alcologiaitaliana.com/
Bibliografia
[1] La Chimica di tutti i giorni, G.Vollmer e M.Franz, Zanichelli
[2] Fermentazione alcolica,Come avviene la fermentazione alcolica, chimica-online.it
[3] CREA, Linee guida per una sana alimentazione, revisione 2018
[4] Epicentro, L’epidemiologia per la sanità pubblica – Istituto Superiore di Sanità, Indicatori Passi: consumo di bevande alcoliche, https://www.epicentro.iss.it/passi/indicatori/alcol
[5] Quattrocalici, Il Colore dei vini, https://www.quattrocalici.it/conoscere-il-vino/colore-vino/
[6] Alcolismo.info – Centro di recupero per alcolisti,Cosa Sono gli Alcolpops, https://alcolismo.info/
[7] Ministero della salute, Alcol, https://www.salute.gov.it/
[8] Società italiana alcologia, Alcol: sai cosa bevi? – Più sai, meno rischi!, Società Italiana di Alcologia,Associazione Italiana dei Club degli Alcolisti in Trattamento,Istituto Superiore di Sanità Osservatorio Nazionale Alcol, Centro Collab. dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la Ricerca e la Promozione della Salute su Alcol e Problemi Alcol-correlati, Centro Alcologico Regionale della Toscana, quarta edizione 2008
[9] Rumgay H, Shield K, Charvat H, Ferrari P, Sornpaisarn B, Obot I, et al. Global burden of cancer in 2020 attributable to alcohol consumption: a population-based study. Lancet Oncol. Published online 14 July 2021. https://doi.org/10.1016/S1470-2045(21)00279-5
[10] IARC, Ultimi dati globali sul carico di cancro e sul consumo di alcol, https://iarc.who.int/search/alcool
[11]I numeri del vino,Il consumo di vino e bevande alcoliche in Italia – aggiornamento ISTAT 2019, http://www.inumeridelvino.it/2020/06/il-consumo-di-vino-e-bevande-alcoliche-in-italia-aggiornamento-istat-2019.html
[12] Ministero della Salute, I danni dell’alcool, 12 marzo 2021
[13] CDC, Nozioni sull’alcol, domande frequenti, https://www.cdc.gov/alcohol/faqs.htm#moderateDrinking
[14] ISS, Rapporto Istisan 21/7, Epidemiologia e monitoraggio alcol-correlato in Italia e nelle Regioni, Valutazione dell’Osservatorio Nazionale Alcol sull’impatto del consumo di alcol ai fini dell’implementazione delle attività del Piano Nazionale Alcol e Salute, Rapporto 2021
[15] ISS-Epicentro, Indicatori Passi: consumo di bevande alcoliche, https://www.epicentro.iss.it/passi/indicatori/alcol
[16] AIRC, Il falso mito dell’alcol come toccasana per il cuore, 21/03/22
[17] Wiley, Obesity Science and Pratice, Beer, wine, and spirits differentially influence body composition in older white adults–a United Kingdom Biobank study, Brittany A. Larsen & Other
Pubblicato il 27 ottobre 2021
aggiornamento del 22 marzo 2022
aggiornamento del 02 maggio 2022
aggiornamento del 30 novembre 2024
Autore: Marco Morelli